07 Nov Inaugura il 2 Dicembre la mostra Antologica, Venere e Altre Storie
Dal 2 al 17 Dicembre 2017
Orari di Apertura : Tutti i giorni dalle 17 alle 19.30
Sede : Centro Formazioni Arti Visive – Piazza Guerrazzi Cecina (LI)
Ingresso Libero
Sabato 2 Dicembre alle ore 17 nei locali del Centro Formazione Arti Visive di Cecina, in Piazza Guerrazzi, sarà inaugurata la mostra di Bruno Di Maio – Venere e Altre Storie.
Promossa e organizzata dal Centro di formazione Arti Visive del Comune di Cecina, uno spazio in cui vengono allestite mostre e promossi corsi di formazione sulle arti visive.
La mostra comprende oltre 70 opere tra cui dipinti originali, disegni, litografie originali, acqueforti e riproduzioni su tela ad alta definizione e si può considerare la prima grande antologica dell’Artista.
Il percorso espositivo ripercorre tutta la sua storia: dai primi “scarabocchi” sul muro di casa quando era un bambino di 4 anni e, secondo un succedersi cronologico delle opere, fino agli ultimi decenni e alla produzione artistica attuale.
La mostra resterà aperta fino al 17 Dicembre 2017 e presenterà tutte le principali opere dell’artista.
La grande pittura di un Autore anacronistico e antimoderno
di Mario Penelope
Bruno Di Maio persegue da tempo una sua strada coerente e fortemente personalizzata che con coscienza razionale, solitaria ed autonoma, ha tagliato quei ponti che la legano alle avanguardie storiche dell’arte moderna, come al filone figurativo tradizionale.
Di Maio, con una rigorosa e schiva individualità, si tiene lontano dai programmi. E non si lascia abbacinare dal miraggio delle molteplici lusinghe provenienti dal gioco delle tendenze estetiche alla moda, di volta in volta messe in circolazione da certi estetologi-manager.
A prima vista si è tentati di catalogare la sua opera in quella marea di immagini pletoriche sciorinate dai citazionisti, che da qualche tempo dilaga nel campo dell’arte. Ma poi ci si accorge che la sua pittura è in una posizione dagli intendimenti diversi e contrastanti rispetto alle proposte dei citazionisti. Una posizione ancor più anacronistica e “antimoderna”, che mette scopertamente in mostra, quasi con vanità, la sua assoluta libertà di amare, senza falsi pudori e con profonda nostalgia, la pittura classica. Ma nello stesso tempo di volersi sottrarre ad ogni esplicito riferimento alla iconografia dell’arte antica e ad ogni ambigua ascendenza museale.
Per Di Maio raccogliere oggi l’eredità della classicità rinascimentale significa compiere una rivisitazione a quel ritorno al mestiere di dechirichiana memoria, con la consapevolezza di rendere attuale e di rigenerare la qualità evocativa del linguaggio di ieri per il racconto di oggi. Si avverte nel taglio compositivo dal ricco empito barocco e nella intonazione psicologica della sua opera la tentazione di riprendere il discorso sulla sostanza storica della tradizione della grande maniera italiana. E vi è il richiamo di una pittura magniloquente, felice, carnale, intessuta di luce-colore e di forma-colore, dove gli elementi del suo repertorio sono portati al massimo della tensione lirica, impregnata di poesia fatta di suggestioni silenziose, senza alcuna implicazione decorativa e culturalistica.
L’originalità della visione si concentra sulla sontuosità della materia e sulla immanenza chiaroscurale e drammatica della luce, che scivola sugli oggetti e sui corpi, riverberando le penombre dal profondo in continuo abbandonarsi agli impulsi e alle motivazioni di un racconto carico di scatti e di sorprese, che provocano un tumultuoso avvicendarsi di sensazioni affondanti nell’humus della nostalgia.